Il consultorio familiare è un luogo di cura multidisciplinare. Se negli anni la professionalità degli psicologi e delle assistenti sociali si andata elaborando e manifestando nell’attività consultoriale con nuove attività, la componente sanitaria, con poche eccezioni, vive una condizione di stallo e non aggiornamento delle procedure. Questo articolo intende enfatizzare come sia sottovalutata la valenza della componente sanitaria e una proposta di avvio di un percorso per aggiornare il ruolo sanitario del consultorio.
La consulenza sanitaria, la gestione ostetrica e ginecologica di primo livello, seguendo analisi e valutazioni scientifiche si è andata modificando in linea con l’elaborazione avvenuta in Onlus, sessioni dell’ONU, linee guida di OMS e delle principali società scientifiche di settore, dibattito scarsamente conosciuto alle direzioni generali sanitarie italiane.
In Italia, a parte le società scientifiche ginecologiche che si occupano della professionalità degli specialisti territoriali e del mondo ostetrico, non vi è una diffusione della cultura ginecologica e ostetrica medico-preventiva.
Il consultorio perderà a breve la generazione di ginecologi che ha vissuto la nascita delle istanze per la Salute Sessuale e Riproduttiva sviluppate negli anni con numerose conferenze dell’ONU, base culturale per intraprendere un percorso originale di formazione specifica medico-preventiva. Da ciò deriva l’urgenza, in primo luogo per le Società Scientifiche di ginecologi e ostetriche che si occupano direttamente o indirettamente di territorio, di creare un percorso per una “Conferenza di consenso” sulle “Attività sanitarie consultoriali”.
La “Conferenza di consenso sulle attività sanitarie consultoriali” dovrebbe contemplare il ruolo di infermiere, assistenti sanitarie, ostetriche, ginecologi, nell’ottica delle vecchie e nuove istanze dei servizi di assistenza primaria per la salute riproduttiva, che verranno dettagliate successivamente.
Questo è un primo articolo per lanciare l’idea e proporre l’abbozzo di percorso per arrivare a proposte operative previa condivisione con operatori, associazioni professionali e dell’utenza.
Per avviare questo percorso proponiamo di:
1. individuare le aree di competenza della ginecologia e ostetricia medico-preventiva da garantire nella pratica sanitaria consultoriale
2. definire le necessità dell’utenza consultoriale
3. definire le necessità degli operatori sanitari consultoriali
4. definire gli obiettivi di salute, l’implementazione dei progetti, il coinvolgimento dell’intera equipe sanitaria a partire dalla formazione comune alle svolgimento di nuove pratiche, dal ruolo di counseling a operatore di ricerca
5. misurare la qualità del consultorio come servizio di assistenza primaria (accoglienza, disponibilità, raggiungibilità, orari di servizio, ecc.), l’appropriatezza delle procedure sanitarie preventive, la raccolta di dati per indagini scientifiche, raccolte epidemiologiche, processi di audit
6. garantire una sostenziale interscambiabilità dei ruoli e ad ogni figura professionale di sviluppare competenze e professionalità specifiche per le attività consultoriali, funzionali ad una equipe sanitaria consultoriale moderna
Quindi l’intenzione è di permettere alla componente sanitaria di usufruire di competenze specifiche per nuovi e chiari obiettivi di salute comuni a tutti gli operatori sanitari, permettendo uno studio della popolazione afferente, la individuazione di rischi specifici e l’attivazione di indagini che valutino la qualità di procedure e dei risultati ottenuti.
Questo approccio, se richiede agli operatori di essere pronti ad uscire da modalità rituali e non verificate, chiede alle dirigenze sanitarie, politiche, sindacali, associative di adoperarsi per fornire equipe sanitarie complete, spazi adeguati e strumenti per ogni operatore, un numero di operatori in grado di assicurare un numero settimanale di ore maggiore, considerando anche le esigenze delle donne lavoratrici.
La valorizzazione del lavoro consultoriale non può prescindere dalla necessità di standardizzare su base nazionale le regole di comunicazione e gestione delle pazienti con i servizi ospedalieri, rendendo ottimale il coordinamento tra le strutture pubbliche; un plusvalore aggiunto purtroppo occasionale o conseguente a conoscenze personali piuttosto che da accesso delle pazienti da organizzazione aziendale.
L’associazione in unica struttura di consultorio e indagini ecografiche ginecologiche e ostetriche con ambulatorio, ecografo e operatore specificamente dedicato associato al coordinamento con i servizi di citologia e microbiologia semplificherebbero il percorso della paziente nella gestione della salute riproduttiva con unico luogo dedicato, modernizzandolo e rendendolo appetibile all’utenza.
Nel successivo articolo “Aree di interesse e attività cliniche consultoriali” si individuano le aree di attenzione, aggiornamento comune, necessità di emersione dei problemi, semplici possibilità di fornire maggiori servizi utilizzando luoghi sanitari e operatori già preposti a fornirli ma impossibilitati dalla mancanza di una visione complessiva e organizzazione conseguente. L’arrivo a breve di una moltitudine di nuovi operatori rende urgente un consenso sulle competenze necessarie a svolgere il ruolo di ginecologo consultoriale e di come integrare conseguentemente il personale sanitario.
Il territorio è contemporaneamente ambito di prevenzione, strategie di screening, implementazione tramite altri servizi territoriali (esempio gravidanza fisiologica e servizio vaccinale), cura medica, filtro o invio appropriato a servizi strumentali o di secondo livello, tramite un processo di presa in carico. È bene che la “presa in carico” sia attivata per tutti gli argomenti di competenza della Salute Sessuale e Riproduttiva gestibili sul territorio e che la formazione comune degli operatori sanitari sia finalizzata quindi a tale obiettivo.
Stabilire in una Conferenza di Consenso le aree sanitarie di competenza del consultorio è il passo propedeutico per permettere agli operatori di ricollocarsi professionalmente considerando compiutamente le esigenze dell’utenza e le esigenze proprie. Rende possibile ai dirigenti sanitari la comprensione dei complessi ruoli consultoriali, delle necessità formative, di più complesse modalità operative, della necessità di spazi ulteriori oltre gli ambulatori.
La consulenza sanitaria, la gestione ostetrica e ginecologica di primo livello, seguendo analisi e valutazioni scientifiche si è andata modificando in linea con l’elaborazione avvenuta in Onlus, sessioni dell’ONU, linee guida di OMS e delle principali società scientifiche di settore, dibattito scarsamente conosciuto alle direzioni generali sanitarie italiane.
In Italia, a parte le società scientifiche ginecologiche che si occupano della professionalità degli specialisti territoriali e del mondo ostetrico, non vi è una diffusione della cultura ginecologica e ostetrica medico-preventiva.
Il consultorio perderà a breve la generazione di ginecologi che ha vissuto la nascita delle istanze per la Salute Sessuale e Riproduttiva sviluppate negli anni con numerose conferenze dell’ONU, base culturale per intraprendere un percorso originale di formazione specifica medico-preventiva. Da ciò deriva l’urgenza, in primo luogo per le Società Scientifiche di ginecologi e ostetriche che si occupano direttamente o indirettamente di territorio, di creare un percorso per una “Conferenza di consenso” sulle “Attività sanitarie consultoriali”.
La “Conferenza di consenso sulle attività sanitarie consultoriali” dovrebbe contemplare il ruolo di infermiere, assistenti sanitarie, ostetriche, ginecologi, nell’ottica delle vecchie e nuove istanze dei servizi di assistenza primaria per la salute riproduttiva, che verranno dettagliate successivamente.
Questo è un primo articolo per lanciare l’idea e proporre l’abbozzo di percorso per arrivare a proposte operative previa condivisione con operatori, associazioni professionali e dell’utenza.
Per avviare questo percorso proponiamo di:
1. individuare le aree di competenza della ginecologia e ostetricia medico-preventiva da garantire nella pratica sanitaria consultoriale
2. definire le necessità dell’utenza consultoriale
3. definire le necessità degli operatori sanitari consultoriali
4. definire gli obiettivi di salute, l’implementazione dei progetti, il coinvolgimento dell’intera equipe sanitaria a partire dalla formazione comune alle svolgimento di nuove pratiche, dal ruolo di counseling a operatore di ricerca
5. misurare la qualità del consultorio come servizio di assistenza primaria (accoglienza, disponibilità, raggiungibilità, orari di servizio, ecc.), l’appropriatezza delle procedure sanitarie preventive, la raccolta di dati per indagini scientifiche, raccolte epidemiologiche, processi di audit
6. garantire una sostenziale interscambiabilità dei ruoli e ad ogni figura professionale di sviluppare competenze e professionalità specifiche per le attività consultoriali, funzionali ad una equipe sanitaria consultoriale moderna
Quindi l’intenzione è di permettere alla componente sanitaria di usufruire di competenze specifiche per nuovi e chiari obiettivi di salute comuni a tutti gli operatori sanitari, permettendo uno studio della popolazione afferente, la individuazione di rischi specifici e l’attivazione di indagini che valutino la qualità di procedure e dei risultati ottenuti.
Questo approccio, se richiede agli operatori di essere pronti ad uscire da modalità rituali e non verificate, chiede alle dirigenze sanitarie, politiche, sindacali, associative di adoperarsi per fornire equipe sanitarie complete, spazi adeguati e strumenti per ogni operatore, un numero di operatori in grado di assicurare un numero settimanale di ore maggiore, considerando anche le esigenze delle donne lavoratrici.
La valorizzazione del lavoro consultoriale non può prescindere dalla necessità di standardizzare su base nazionale le regole di comunicazione e gestione delle pazienti con i servizi ospedalieri, rendendo ottimale il coordinamento tra le strutture pubbliche; un plusvalore aggiunto purtroppo occasionale o conseguente a conoscenze personali piuttosto che da accesso delle pazienti da organizzazione aziendale.
L’associazione in unica struttura di consultorio e indagini ecografiche ginecologiche e ostetriche con ambulatorio, ecografo e operatore specificamente dedicato associato al coordinamento con i servizi di citologia e microbiologia semplificherebbero il percorso della paziente nella gestione della salute riproduttiva con unico luogo dedicato, modernizzandolo e rendendolo appetibile all’utenza.
Nel successivo articolo “Aree di interesse e attività cliniche consultoriali” si individuano le aree di attenzione, aggiornamento comune, necessità di emersione dei problemi, semplici possibilità di fornire maggiori servizi utilizzando luoghi sanitari e operatori già preposti a fornirli ma impossibilitati dalla mancanza di una visione complessiva e organizzazione conseguente. L’arrivo a breve di una moltitudine di nuovi operatori rende urgente un consenso sulle competenze necessarie a svolgere il ruolo di ginecologo consultoriale e di come integrare conseguentemente il personale sanitario.
Il territorio è contemporaneamente ambito di prevenzione, strategie di screening, implementazione tramite altri servizi territoriali (esempio gravidanza fisiologica e servizio vaccinale), cura medica, filtro o invio appropriato a servizi strumentali o di secondo livello, tramite un processo di presa in carico. È bene che la “presa in carico” sia attivata per tutti gli argomenti di competenza della Salute Sessuale e Riproduttiva gestibili sul territorio e che la formazione comune degli operatori sanitari sia finalizzata quindi a tale obiettivo.
Stabilire in una Conferenza di Consenso le aree sanitarie di competenza del consultorio è il passo propedeutico per permettere agli operatori di ricollocarsi professionalmente considerando compiutamente le esigenze dell’utenza e le esigenze proprie. Rende possibile ai dirigenti sanitari la comprensione dei complessi ruoli consultoriali, delle necessità formative, di più complesse modalità operative, della necessità di spazi ulteriori oltre gli ambulatori.