In un romanzo ambientato a Londra nel 2027, Theo (Clive Owen) assume il compito di accompagnare Kee, una donna immigrata, alla nave Domani che la traghetterà verso la salvezza del Progetto Umano. In una società rassegnata alla infertilità, in cui il più giovane aveva poco più di 18 anni, non nascevano più figli e Kee, una immigrata, era la prima donna a rimanere incinta senza abortire spontaneamente. In una società distopica l’infertilità esprimeva elemento essenziale della decadenza della società. La salute sessuale e riproduttiva della coppia garantisce il mantenimento della popolazione nella dinamica tra nascita e morte ma uno scenario di blocco della fertilità rimane ancora uno scenario da fantascienza, nonostante una progressiva riduzione della spermatogenesi e il progressivo ritardo nell’insorgenza della prima gravidanza siano già fattori attuali di progressiva riduzione della fertilità. Se per quanto riguarda la fecondazione uomo e donna sono ancora necessari non si prevede di poter sostituire la gestazione materna con qualche futuribile diavoleria. La salute riproduttiva è un diritto e la disponibilità di informazione e servizi è il modo con cui la società permette alla donna di scegliere quando e quanti figli mettere al mondo. Non sapere controllare la propria fertilità, interrompere un progetto di formazione personale e professionale per l’insorgenza di una gravidanza, fuori da un processo di scelta, è uno dei modi come alla donna viene reso difficile svolgere al pari con l’uomo il proprio ruolo nella società. La carenza di educazione sessuale, la mancanza di campagne di empowerment correlate al controllo della fertilità, la scarsa disponibilità effettiva della contraccezione moderna tramite la scarsa disponibilità al rimborso non sono un’adeguata risposta della società al servizio che la donna da la suo mantenimento. In ritardo sulla gratuità dei corsi di preparazione al parto, la carenza di politiche innovative per i consultori familiari e il coordinamento terriccio ospedale, come la scarsità di servizi di riabilitazione per il post-partum, l’Italia non brilla nel confronto europeo sulle politiche complessive per la libertà di scelta e i diritti sessuali. In mancanza di un quadro nazionale attuale, che non sia il Piano Obiettivo Materno Infantile del 2000, in un contesto di politiche per consultori familiari e ambulatori specialistici diverse da regione e a regione, manca spesso anche un coordinamento regionale, che tenga conto di progetti specifici per il territorio e formazione comune. Nel frattempo la stessa prestazione “visita ginecologica” in diverse nazioni nel mondo ha assunto una valenza moderna che è in grado di proporre e praticare un framework di prevenzione e cura con specificità diverse per gruppi di età. Dal family planning, alla prevenzione di tumori, malattie a trasmissione sessuale e sterilità, alla prevenzione della sindrome metabolica come dell’osteoporosi ecc., alla valutazione del pavimento pelvico e delle sue disfunzioni, ognuno di questi aspetti, richiede numerose competenze e attitudini specifiche che favoriscano l’adozione di tutte le misure preventive possibili. In pratica la coniugazione del diritto avviene tramite politiche nazionali e regionali, servizi territoriali disponibili, sviluppo delle professionalità e convergenza sulle prestazioni appropriate, reindirizzando le risorse, considerando che i servizi per la maternità rappresentano ancora un costo privato elevato per indisponibilità di prestazioni pubbliche. In tutto il mondo una ginecologia ospedalocentrica ha sempre messo l’azione chirurgica al centro delle proprie attività e spesso opzioni mediche, da seguire nel tempo, che necessitano di presa in carico, vengono spesso in secondo piano o non vengono neanche proposte. Il confronto tra territorio e ospedale non è tra le professionalità, necessariamente diverse, ma nella capacità di riconoscere i ruoli diversi: e il territorio ha il ruolo di favorire l’empowerment della donna, permettere la libertà di scelta come metodo di lavoro, praticare la ginecologia medica e preventiva, coordinare il proprio lavoro con le risorse necessarie, in un gioco tra consultori, ambulatori di specialistica e capacità gestione in proprio dei casi clinici, selezionando gli invii in ospedale. In questo elaborato tratterò di un ideale area materno infantile dove l’integrazione tra istanze degli ospedali e territorio non avvenga per esempio con l’assorbimento di risorse umane o economiche del territorio al fine di potenziare i servizi ospedalieri ma di integrarli tramite ruoli da definire in confronto esperto tra i principali attori del ruolo sia ospedaliero che territoriale. L’assunto è che gli ambulatori di primo livello non devono essere effettuati in ospedale ma solo sul territorio. I colleghi ospedalieri possono svolgere per il primo livello solo prestazioni intramoenia. L’ospedale è il luogo dei secondi livelli o di discussione o consulenza per casi complessi o da specifico invio selezionato dal territorio. La specialistica territoriale può dividersi in gestione clinica e diagnostica di laboratorio o strumentale, il consultorio cerca di concentrare alcune specifiche attività preventive, potendo utilizzare professionalità diverse e integrate, come il lavoro sugli adolescenti, contraccezione, aborto e maternità, dovendosi rivolgere anche per la salute genito-urinaria in menopausa, ecc.. Pane quotidiano per chi lavora sul territorio, argomenti spesso negletti per chi dirige un reparto ospedaliero.
0 Comments
|
Categorie
Tutti
Step by stepLa medicina non è una scienza esatta e così la ginecologia medica e preventiva, ma la enorme disponibilità di fonti scientifiche permette un costante aumento delle informazioni a disposizione. Aggiornamento e qualche riflessione. Archivi |